mercoledì, giugno 07, 2006

Cabala e trasformazione.



Aggiungo, con questo blog, un altro argomento ai tanti già frequentati con gli altri miei siti. D'altra parte si tratta dei diversi aspetti della mia ricerca e, sebbene essa abbia e abbia avuto molteplici interessi, la mia impressione è sempre stata quella di seguire un cammino unitario. Della Cabala non ho un'esperienza tradizionale ebraica, però me ne sono interessato parecchio in una chiave che posso definire "New Age", abbastanza in linea con gli autori della Golden Dawn e altre moderne elaborazioni risalenti soprattutto alla fine del XIX e all'inizio del XX secolo. Gli studiosi seri di queste cose - storici, saggisti, certi tipi di esoteristi - certamente non approverebbero. Eppure il bello della Cabala è che si tratta di un sistema flessibile forse proprio nelle intenzioni di chi lo ha formulato, molto adatto alle speculazioni filosofiche e religiose e alle elaborazioni personali. In realtà credo che esistano tante Cabale quanti sono i cabalisti, tutte legittime - e non credo di sbagliare almeno in questo, credo che i veri cabalisti sarebbero su questo punto d'accordo con me. Questo aspetto mi è sempre piaciuto nel sistema di corrispondenze che è il cosiddetto Albero della Vita: cioè quello di riuscire ad unire uno schema stabilito, tradizionale, conservatore, alla possibilità di rinnovarlo continuamente, di renderlo flessibile secondo la propria esperienza interiore e la propria intuizione. Anzi, sembrerebbe proprio una tecnica - quella della meditazione sull'Albero - per riuscire a colloquiare con i simboli, con le immagini archetipiche e, soprattutto, con la propria essenza, con la propria dimensione intuitiva nel senso alto. Per questo motivo la Cabala, secondo me, non può mai essere tradizionale nel senso della conoscenza, del sapere acquisito. Può senz'altro esserlo come tecnica, come strumento, ma soltanto a patto che lo si usi, che lo si applichi, che lo si attualizzi continuamente e lo si rinnovi.