venerdì, luglio 31, 2009

L'Opera al Nero




Nella Tradizione alchemica viene descritta una fase dell'Opera in cui avviene una dissoluzione, separazione e putrefazione che, per analogia, può rapportarsi alla morte del corpo fisico. L'idea è che, nel dissociare il Mercurio nei suoi vari aspetti (la componente psichica) dal corpo, l'alchimista vada incontro a questa nigredo, questa sorta di oscuramento interiore ed esteriore; soltanto continuando ad operare nella stessa direzione potrà esservi un rinnovamento, per così dire una nuova alba, un ritorno della luce - ma ad uno stadio di consapevolezza superiore. I tradizionalisti come Evola, Reghini eccetera, sono convinti che il simbolismo alchemico - così intricato, ricco ed ermetico anche nel linguaggio, non possa interpretarsi né in senso spiritualistico-religioso, né in senso psicologico o psicanalitico. Essi pensano che tale simbolismo divenga correttamente comprensibile soltanto nella chiave che gli compete: quella iniziatica. In altre parole la Grande Opera non sarebbe tanto una metafora immaginifica, quanto una serie di indicazioni e descrizioni precise e concrete di quanto avviene nel percorso d'iniziazione, dove lo Spirito, l'Anima e il Corpo sono realtà precise, perfettamente conoscibili e sperimentabili. Tuttavia è anche vero che ogni espressione simbolica si presta ad un indefinito numero di interpretazioni, in dipendenza della sensibilità, della cultura e della consapevolezza di chi osserva. Quindi, senza voler assumere il rigore iniziatico dei tradizionalisti, ritengo di poter fare comunque alcune riflessioni al riguardo, sperando di non distorcere troppo il loro punto di vista! Per ciò che attiene l'Opera al Nero che, come abbiamo già detto è connessa con la morte e anche - ad un livello meno definitivo - con lo stato di sonno, si dice che l'iniziato sia capace di attraversarne le varie fasi da vivo e in piena coscienza. Ciò che sarebbe un evento naturale ma vissuto passivamente, la morte fisica vera e propria, diventa per l'alchimista un processo attivo e relativo alla sua trasformazione interiore. Possiamo osservare che la dissociazione consapevole degli elementi sottili e interiori da quelli grossolani e fisici è, in fondo, un processo di liberazione. Qual è il significato di tutto ciò per le persone comuni, per la nostra vita di tutti i giorni? O dobbiamo rassegnarci a pensare che il senso di queste meravigliose osservazioni interiori degli alchimisti sia riservato a pochi iniziati, e non abbia legame alcuno con chi - pur volendo affrontare un percorso autoconoscitivo - vive una vita normale? Francamente, mi si perdoni l'ardire, io penso che chi persegue un cammino introspettivo pur rimanendo un individuo comune è forse più meritevole di chi si ritira ad altezze inarrivabili o si rinchiuda in inaccessibili eremi sia reali che metaforici. Il merito sta nel fatto che egli non divide fra esperienza spirituale e esperienza del "mondo", considerandole due versanti della stessa realtà che devono essere riconciliati, ricondotti all'unità (sempre esistente oltre le apparenze). Il discorso, veramente, sarebbe lungo e complesso, però per ritornare all'"Opera al Nero" direi che essa abbia, oltre il velo simbolico e il linguaggio ermetico, il senso del confronto con la morte, la difficoltà, la sofferenza. Tutto il processo di macerazione interiore, di riflessione e di cambiamento che il confronto con il dolore produce è "Opera al Nero": quando manca la speranza, quando sembra non esserci alcuna via d'uscita. In quella situazione il conservare la fede, il coraggio, la compassione e, se possibile, la gioia di vivere, corrisponde a quella separazione fra elementi sottili e grossolani, alla liberazione del Mercurio (psiche) dal regime di Saturno (esperienza dolorosa, difficile) e alla sua ignificazione (presa di coscienza positiva, determinazione) per mezzo dello Zolfo (vero io, componente spirituale, individualità). Questa alchemica trasmutazione è qualcosa che tutti noi siamo chiamati a fare, e dal suo esito dipende effettivamente la nostra realizzazione di esseri umani.